SONO ALLERGICO AI CENTRI COMMERCIALI
Me la cavo discretamente se al centro commerciale ci vado con l'esigenza precisa di comperare qualcosa di ben definito e so dove trovarlo. In questo caso riesco a vincere il malessere esistenziale abbastanza bene. Arrivo all'ingresso, davanti alla porta a vetri tiro un profondo respiro, come se dovessi immergermi in una marana, poi mi butto dentro a testa bassa e, a passo velocissimo, vado diritto verso il reparto che mi interessa senza guardare niente e nessuno. Capita qualche volta che gli addetti alla sicurezza allarmati vedendo uno che quasi corre vengano verso di me sospettandomi un borseggiatore, un ladruncolo che sta svignandosela, mi fermino con qualche scusa tipo "Ha da accendere?" o "E' libero stasera?" e analizzino le mie reazioni, tipo pisciarsi addosso (indice di grande professionalita' ladresca) o uscirsene con "Guardi che io sono uno dei proprietari del centro". La security con un po' di esperienza però sa che l'ultima cosa che farebbero i ladri è mettersi a correre dopo aver operato. Costoro, al contrario, passeggiano ostentando tranquillità con passo a papera, sorridendo a destra e a manca in stile "capodigoverno" e salutando familiarmente i manichini nelle vetrine. Le crisi allergiche invece si manifestano quando al centro commerciale ci càpito demotivato, con i famigliari o altre persone. Desolato comincio a guardarmi intorno ed a notare i miei simili... Simili? Quali affinità possono esserci tra me e quegli strani manichini dagli strani capelli aggrovigliati e verniciati, che passeggiano, non so come perfettamente a loro agio con scarpe di chiara origine aliena nelle quali piedi di anatomia umana non dovrebbero entrare? A loro agio e appagati: finalmente, dopo una settimana stressante possono venire a passeggiare nel centro commerciale sfoggiando calzature aliene e ciocche di capelli OGM. La mia depressione cresce, acuita dal forte odore dolciastro della cera che esce dall'immancabile negozio di candele, candelotti, candelone e altri "utilissimi" ammennicoli. Insieme alla depressione sorge anche il dubbio: forse l'alieno sono io, non loro. Siamo sulla terra, in un civilissimo centro commerciale, io sono a disagio, loro no. Cerco una risposta al mio dubbio guardandomi in uno dei tanti specchi di un reparto abbigliamento e la persona che scorgo sembra uno appena sbarcato da un gommone di immigrati clandestini. Se osservo bene le persone riesco qualche volta ad individuare qualcuno che forse soffre della mia stessa intolleranza ai centri, mascherata con più eleganza della mia, ma che non vede l'ora di uscire. Ti capisco fratello alieno!... Ma perché, oltre ai BABY PARKING (quei recinti dove si lasciano i bambini a giocare in attesa, mentre i genitori dilapidano) non si fanno anche gli HUSBAND PARKING, spazi dove fidanzate, mogli o figli possono depositare per il tempo necessario mariti allergici, partner disinteressati, genitori fuori moda. Un posto arieggiato, senza sgradevole musica di sottofondo, con finestroni che danno sull'esterno. Ci si siede su vecchie poltrone e si condividono con gli altri alieni allergici presenti i propri malumori esistenziali. |
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