il Buondìo
Gli uomini e le donne della piccola comunità rurale, a sera, si riuniscono per la cena nella stanza più grande. Dopo un'operosa giornata impiegata, chi tra gli aridi appezzamenti montuosi attorno alla manciata di piccole abitazioni, chi in altre utili incombenze. L'anziano, vestito con un candido camice, è seduto a capotavola, con le delicate pallide mani giunte e attende che tutti si siano accostati al desco. Ed ecco l'ultimo arrivare, trafelato, sudato, sporco di terra di cui cadono grumi lungo il percorso. Sedendosi, poiché la schiena gli duole, si appoggia con le mani scure e callose sulla tavola; qualche escoriazione tra le dita lascia piccole tracce di sangue sulle assi. Tutti socchiudono gli occhi e pregano a testa bassa, incuranti dell'uomo che a fatica si è rialzato e si accinge a lasciare la mensa. -Ti ringraziamo Signore- prega l'anziano -per questi cibi, generosi frutti della terra che ci hai concesso. Per le patate, i fagioli, germogliati da un terreno che sembrava così aspro e la tua paterna bontà ha reso fertile e rigoglioso. Grazie per le uova, per queste tenere carni, dei polli che per la tua provvidenza qui hanno potuto nascere e nutrirsi-.
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