I SAPUTELLI, ovvero: ne uccide più l'ignoranza che la spada


Cosa ci frega, oggi più che in passato?
L'inconsapevolezza della propria ignoranza.
Perchè in passato, diciamo nel secolo scorso, i mezzi di comunicazione erano limitati e, quei pochi, erano alla portata di pochissimi eletti. Tutti gli altri - i non eletti - mangiavano poco pane e tanta ignoranza.
E per evitare che qualcuno in questa moltitudine dimenticasse la sua nullità e si montasse la testa c'era sempre chi glie lo teneva rammentato: "State zitti e buoni voi, che non ne sapete niente." "Zoticoni ignoranti, non azzardatevi a giudicare. Altri prenderanno, per voi, decisioni appropriate!"

Oggi capita l'opposto; le nozioni somministrate dalla scuola dell'obbligo e la comunicazione in pillole, spicciola e continua di tv radio e stampa, danno a tutti l'illusione di essere informati, di essere a conoscenza di tutti i dati sufficienti per farsi un'opinione.

Se ci spostiamo in un ambito di semplice aritmetica ed io ti chiedessi:
Sei in grado di dirmi il risultato di questa operazione?
120 +
..... -
13 -
..... +
7 =

--------
?

Tu, stupito, giustamente ribatteresti: non posso dirti il risultato esatto se mi fai mancare due dati!
In ambito reale invece capita che tranquillamente tiriamo le somme, diamo giudizi, senza conoscere tutti i dati.
Nel più innocente dei casi noi siamo in buona fede, cioè presumiamo di conoscere tutti i dati. Non abbiamo il tempo, i mezzi, la voglia di scoprire eventuali informazioni mancanti ed elaborare il tutto per costruirci un'opinione più corretta.
Il caso un po' meno innocente si verifica allorché quanto ci è dato di conoscere è stato ben filtrato ed elaborato da altri. Succede che qualcuno, gli stessi che un tempo ci dicevano "zoticoni ignoranti", oggi al contrario ci dicono: "Tu sei intelligente, perfettamente in grado di giudicare. Ora ti spiego come stanno le cose. Tizio è disonesto, ipocrita, racconta frottole, ha l'alito cattivo e ruba. Bene, ti ho fornito tutti i dati sulla base dei quali ora puoi giudicare liberamente".
E noi, in piena coscienza, sentenziamo con convinzione: Tizio è un fetentone!

Se ci rendiamo conto che la fonte che fornisce le informazioni è di parte, ha degli interessi per affermare quanto afferma, non siamo completamente disarmati, il filtro del dubbio ci aiuta a valutare meglio. La scelta di parte comunque non giustifica l'affermare menzogne; questa non è una partita a poker dove bleffare è previsto dal gioco.

Il caso si aggrava quando entrano in gioco I SAPUTELLI.
Chi sono costoro?
Non sono molto diversi da noi. Anche loro tirano le somme senza conoscere o sentire il bisogno di conoscere tutti i numeri, fiduciosi nel proprio intelletto per far quadrare i conti.
Spesso il saputello è una persona che ha una buona conoscenza di una materia specifica oppure ha ottime capacità in una disciplina. Lo dimostra ed ottiene per questo il giusto riconoscimento, plauso ed ammirazione. Ci si abitua presto al plauso: un fertilizzante per il narcisismo che fa germogliare la presunzione; presunzione di potere sentenziare con autorevolezza su tutti gli argomenti dello scibile, dimenticando che l'ammirazione ricevuta era relativa magari a quattro nozioni imparate a memoria. ...Succede però che il plauso continua; come diceva un personaggio di Petrolini: "quando la gente si abitua a dire che sei bravo, pure se non fai niente sei sempre bravo". E quando il saputello afferma una stronzata, i plaudenti che su quell'argomento ne sanno quanto lui o meno di lui, si fidano e gli rinnovano consenso e ammirazione. Si innesca un micidiale circolo vizioso: il saputello valuta il consenso riscontrato dalla sua stronzata e solidifica progressivamente la convinzione della propria infallibilità intellettuale, scodella con sempre maggior sicurezza, sentenze su tutto. Il pubblico plaudente, che non chiede altro che di poter credere in qualcuno, dà a questa sicurezza e saccenza l'interpretazione che più lo gratifica, conferma la stima nel saputello e si mette ad occhi chiusi nelle sue mani, proprio come un bimbo in grembo alla mamma.

Un altro tipo di saputello, che diventa tale con modalità un po' diverse da quelle del precedente è "chi ha fatto i soldi".
"Chi ha fatto i soldi" è gente che ha capacità, intuito, furbizia,
oppure è gente che semplicemente ha avuto un gran culo,
oppure si trovava in una condizione particolarmente privilegiata e chiunque nella stessa condizione li avrebbe fatti, anche un attaccapanni.
Beh, spesso anche queste persone, avendo fatto i soldi, che pare siano la cosa più importante in questa società, hanno quindi saputo fare la cosa più importante in questa società, a differenza delle moltitudini di altri che non l'hanno saputo fare. Non è forse questa la dimostrazione semplice e matematica della loro superiorità? Il saputello del genere "che ha fatto i soldi" ha una risposta pronta per tutti gli argomenti. Se non ce l'ha è perché "non c'è risposta" o perché "non vale la pena perdere tempo per un simile argomento".

"Chi ha fatto i soldi", in una discussione di gruppo deve sempre avere l'ultima parola.
Perché?
Non lo so. E' sconcertante ma è così. L'ho notato tante, troppe volte.

Spesso le opinioni del saputello "che ha fatto i soldi" se si esula dal campo di sua competenza, sono di una banalità sconfortante, molto peggio di quelle del saputello per merito di cui ho scritto prima.

Vi descrivo una situazione-tipo e le sue possibili evoluzioni.
In un nutrito gruppo di persone quello "che ha fatto i soldi" esprime con sicurezza un'opinione. E' una stronzata enorme tale da far staccare la tapezzeria dalle pareti.
Primo caso: dopo un breve, imbarazzato silenzio, una persona tra i presenti esprime il suo disaccordo su quanto appena affermato.
Il saputello "che ha fatto i soldi" valuta la persona che fa l'obiezione, se questa persona ha un conto in banca misero prosegue tranquillamente senza tenere in minima considerazione l'obiezione e chi l'ha fatta (chi ha parlato non è nessuno, quindi non ha detto niente).
Se chi ha obiettato ha un conto in banca simile o superiore al suo, a questo punto "l'obiezione propone spunti interessanti", ed in effetti l'opinione espressa dal saputello "...voleva essere una sorta di provocazione per fare scaturire idee alternative"...
Secondo caso: dopo un breve imbarazzato silenzio una persona tra i presenti conferma di pensarla anche lui come il saputello, ripetendo più o meno le banalità affermate.
Il saputello valuta chi ha parlato, se costui è un poveraccio manifesta un leggero disagio (é sgradevole constatare che anche chi non è nessuno riesca a partorire le tue stesse idee), poi l'amor proprio e un guizzo di cinismo lo rinfrancano (quella del poveraccio "è un'analisi superficiale, per sentito dire, io sono giunto alle stesse conclusioni con speculazioni molto più approfondite", oppure, più terra-terra "vuole farsi notare, è un leccaculo").
Se invece chi ha parlato è ricco pari o più di lui, il saputello ha una strana reazione: prima accenna un sorrisetto di apprezzamento verso il suo simile, poi, tra sè, comincia impercettibilmente a preoccuparsi ( "sì...sì... occhio che questo qui sta cercando di mettermelo in quel posto").

Per farla breve, come posso concludere l'omelia? Beh, è comprensibile che delegare, affidarsi a qualcuno che riteniamo saggio, informato, esperto ecc.. ecc.. è tranquillizzante, riposante, ci dà una bella sonnolenta sensazione di sicurezza, ma nella maggior parte dei casi ci stiamo mettendo nelle mani di saputelli che più di noi hanno solo la voce alta ed una scintillante presunzione. Cerchiamo almeno di tenere acceso il lume del dubbio.

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